Sassu Aligi

SASSU ALIGI

Biografia
Multipli
Aligi Sassu, pittore e scultore italiano, nasce a Milano il 17 luglio 1912 da padre sardo e madre emiliana. A nove anni si trasferisce con la famiglia a Thiesi, in Sardegna dove rimane per tre anni. Il paesaggio sardo dai colori forti, colpisce il ragazzo e questa atmosfera mediterranea tornerà spesso nelle opere dell'artista. A causa delle precarie condizioni economiche della famiglia, a soli 13 anni Aligi Sassu lascia la scuola per lavorare prima come apprendista in un'officina litografica e poi come aiutante di un decoratore murale, continuando a frequentare corsi serali di Brera, in una situazione resa difficile dai debiti e dalla persecuzione del padre, perché antifascista. Già da bambino si interessa di pittura, passione ereditata dal padre, amico di Carlo Carrà, che lo porta a visitare tutte le mostre di pittura di quegli anni. A Milano, dove è tornato nel 1925, si interessa al futurismo, ha l'occasione di ammirare alcune tele di Boccioni di cui acquista, nonostante le ristrettezze economiche il volume "Pittura scultura futuriste (dinamismo plastico)". In quegli anni Aligi Sassu, pittore in erba, si applica a studi di animali e di figurine umane, firmati con l'accento (indicato come un piccolo cuneo), eseguiti a china e matite colorate su foglietti di piccolissime dimensioni. Nel 1928, Marinetti invita il sedicenne Aligi Sassu a esporre alla Biennale di Venezia le sue opere "Nudo plastico" e "l'Uomo che si abbevera alla sorgente". Sempre nel 1928 Aligi Sassu firma, insieme all'amico Munari, il manifesto della pittura "Dinamismo e riforma muscolare", rimasto inedito fino al 1977. Dopo due anni di studi all'Accademia Brera, dove conosce Lucio Fontana, incomincia a frequentare l'Accademia Libera, istituita dal direttore della Galleria Barbaroux, che permette a giovani artisti con pochi mezzi di disporre di cavalletti e modelle in cambio di un quadro al mese. Intanto, il gusto pittorico del sempre giovane pittore, evolve superando il futurismi, studiando Masolino e Beato Angelico e, in antitesi con Novecento, si avvicina al Primitivismo. Negli anni dal '29 al '32, Aligi Sassu, che ha affittato a Milano uno studio con Manzù, espone in varie mostre collettive, suscitando tanto interesse che Sandro Bini, allora giovane critico, scrive il primo testo sul suo lavoro.